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Il Piano Azione Coesione per arginare l’inefficienza delle amministrazioni locali?

di Vittorio Martone  Nell’ambito della riprogrammazione dei fondi strutturali disposta con il Piano Azione Coesione per le Regioni obiettivo Convergenza, il «Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica», di intesa con la Commissione europea, ha individuato obiettivi, contenuti e modalità operative per la revisione dei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali nel ciclo 2007-2013 al fine di accelerarne l’attuazione e migliorarne l’efficacia.

Tra le diverse priorità strategiche individuate nel Piano, di particolare interesse per i temi sociali e del lavoro appaiono il rafforzamento dei servizi di cura (per la prima infanzia e per gli anziani ultrasessantacinquenni) e, per i giovani, i percorsi di uscita da “né studio, né lavoro”.

Ma prima di osservare da vicino le scelte di Governo, occorre fare una premessa. I media e alcune incaute dichiarazioni della politica (per fortuna rare) hanno divulgato l’operazione lasciando passare un messaggio tuttavia fuorviante, come se si trattasse di finanze stanziate ex novo per fronteggiare problemi contingenti. Pur non dubitando dell’utilità di una tale riprogrammazione di spesa, che concentra ben 2.3 miliardi di euro su specifiche politiche sociali e del lavoro, non va dimenticato che trattasi sostanzialmente di uno spostamento di fondi già a bilancio ma sottoutilizzati o allocati su interventi inefficaci o ormai obsoleti. L’intervento del Governo è in tal senso ben situabile in una tendenza quasi decennale, in cui le competenze dei livelli decentrati (regionali o territoriali), dopo un ventennio di entusiasmi e celebrazioni – anche costituzionali – mostrano evidenti lacune politiche e organizzative. Questo quadro di carenti rendimenti istituzionali dei livelli decentrati spinge a una netta tendenza alla ricentralizzazione. Come ha ben argomentato Paolo Perulli[1] in una recente analisi sul tema, le autorità centrali stanno ritornando sui loro passi frenando il processo di devoluzione. E proprio la crisi economica e finanziaria li sollecita in questa direzione: il rispetto dei limiti europei e il taglio delle risorse pubbliche significano meno trasferimenti dal centro alla periferia. La lievitazione del deficit e del debito pubblico viene imputato alle collettività locali e regionali e alla moltiplicazione dei livelli che intermediano sulle medesime aree di policy. In questi termini, il Piano Azione Coesione, più che un nuovo passo dei tecnici per la ripresa del Paese, sembra un ulteriore suggello di un fallito tentativo federalista all’italiana, che da ora in poi sembra destinato ad accelerarsi ininterrottamente. Resta tuttora da chiarire chi, in che modo e quando saranno tecnicamente spese le risorse riprogrammate.

Detto questo, di seguito si riporta una sintesi delle indicazioni governative in merito all’utilizzo delle risorse comunitarie da impiegare sui target minori, anziani e giovani NEET[2] nel Mezzogiorno. Il documento integrale è disponibile nell’Allegato 1 al PAC (2° aggiornamento)

·         Servizi di cura per l’infanzia

Per l’infanzia, con riferimento ai target stabiliti con gli Obiettivi di Servizio (QSN 2007-2013), il Piano mobilita 400 milioni di euro complessivi per il raggiungimento dei seguenti risultati:

A)    Aumento strutturale dell’offerta di posti in asili nido pubblici o convenzionati e nei servizi integrativi e innovativi (SII) fino alla copertura nel 2015 di almeno il 12% del potenziale bacino di domanda dei bambini tra 0 e 2 anni compiuti (di cui almeno il 20% in SII).

B)    Estensione della copertura territoriale per soddisfare bisogni e domanda di servizi oggi disattesi.

C)    Sostegno alla domanda e accelerazione dell’entrata in funzione delle nuove richieste, anche per accelerare la presa in carico di 40 mila bambini che, nelle regioni CONV, dovrebbero progressivamente essere assorbiti nelle nuove strutture entro il 2015.

D)    Miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio-educativi.

Nella Tavola seguente si fornisce il reparto preliminare per le singole azioni, da validare e adattare agli specifici bisogni di regioni e territori

  Riparto preliminare delle dotazioni finanziarie per azioni - Infanzia

 

 

* Nota: i bambini presi in carico e il livello di copertura per l’Azione 2 “Contributi alle famiglie e sostegno alla gestione” è stimato assumendo che le risorse del Piano, solo in asili nido (e non nei SII) e al netto delle rette degli utenti, sostengano per un anno l’intero aumento dei costi di gestione creato dai nuovi posti generati. Anche la copertura è calcolata solo sul fabbisogno in asili nido. L’effettivo contributo e livello di copertura del Piano sarà successivamente modulato e raffinato secondo i diversi strumenti e decisioni attuative per il sostegno alla domanda e alla gestione.

·         Servizi di cura per gli anziani

Per gli anziani, le dotazioni finanziarie mobilitate dal Piano d’Azione per le regioni CONV sono pari a 340 milioni di euro, che il Piano mobilita per il raggiungimento dei seguenti risultati:

1.      Aumento della presa in carico di anziani in assistenza domiciliare, assicurando un adeguato livello di prestazioni socio-assistenziali (elevare il livello di presa in carico di anziani in ADI al 3,5%).

Tra le Azioni previste per perseguire il risultato di cui al punto 1 si prevedono:

a.       azioni di sistema per migliorare l’efficienza e la qualità delle prestazioni nonché, a condizioni da definire, contributi diretti alla erogazione delle prestazioni; sostegno è subordinato al rafforzamento dei processi programmatori, di istituzione o consolidamento dei PUA di valutazione multidimensionale e di conseguente delineazione di piani individualizzati di intervento.

b.      Interventi di sistema per migliorare l’efficienza e la qualità delle prestazioni Adi erogate nell’ambito del SSN, a complemento dell’azione ordinaria della politica sanitaria che contribuisce più direttamente al conseguimento del target del 3,5%.

2.      Aumento e qualificazione dell’offerta di servizi residenziali e semiresidenziali per gli anziani (creazione di strutture specializzate nell’assistenza)

3.      Miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e di assistenti familiari

(compresa la migliore preparazione professionale di base alle/agli assistenti familiari (badanti), spesso immigrate/i)

4.      Sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell’anziano fragile, favorendo l’integrazione tra le diverse filiere amministrative dell’intervento sociale e sanitario (progetti pilota a livello locale per sperimentare modalità innovative di valutazione della non autosufficienza, di definizione e sostegno alla realizzazione di piani personalizzati, di integrazione tra interventi sanitari e sociali)

Nella Tavola seguente si fornisce il reparto preliminare per le singole azioni, da validare e adattare agli specifici bisogni di regioni e territori.

       Riparto preliminare delle dotazioni finanziarie per azioni - Anziani

 

Il Piano d’Azione si rivolgerà prevalentemente ad obiettivi riferiti alla componente sociale della spesa (e ovviamente alla sua integrazione con la componente sanitaria) che recenti approfondimenti confermano come area prioritaria di intervento, ed è dunque su questa componente che si concentra la distribuzione delle risorse del Piano.

·          L’uscita dalla condizione giovanile “né allo studio, né al lavoro”

In linea con l’azione intrapresa dalla Commissione Europea già alla fine del 2011 attraverso la Youth Opportunities Initiative, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali intende dare impulso ad azioni di promozione dell’occupazione giovanile finalizza a:

·         aumentare le effettive opportunità di accedere a un’esperienza lavorativa per i giovani;

·         aumentare la consapevolezza delle imprese e l’organizzazione del valore della risorsa giovani.

Le azioni previste sono essenzialmente due:

A)    Interventi per la promozione di esperienze lavorative/professionalizzanti in favore dei giovani oltre i 18 anni, appartenenti al segmento di coloro che non sono occupati né inseriti in percorsi di istruzione e formazione (attività di completamento/rafforzamento delle proprie competenze, anche in contesti di lavoro innovativi)

B)     Interventi di promozione dell’ apprendistato e mestieri a vocazione artigianale.

Rispetto al punto B), il Programma si articola secondo due linee di intervento:

·         un’azione di sistema per la cooperazione e sostegno ai processi di sviluppo locale, a carattere nazionale, che prevede di rafforzare la cooperazione tra Stato, Regioni, Servizi per il lavoro, Associazioni di Categoria e Imprese sui temi dell’apprendistato, delle Botteghe dei Mestieri con particolare riferimento a comparti produttivi propri della tradizione italiana;

·         una sperimentazione operativa, all’interno della quale saranno promossi incentivi all’assunzione, dispositivi, modalità operative e strumenti per favorire la formazione on the job, l’inserimento occupazionale in sinergia con la Rete di attori costituita proprio grazie all’azione di sistema.

Il quadro complessivo delle risorse è pari a circa 50 milioni di euro.  Per l’azione sull’apprendistato è previsto un ammontare di circa



[1] Perulli P., “Politiche locali tra decentralizzazione e ricentralizzazione”, in Stato e Mercato, n. 90, dicembre 2010.

[2] Neet, come noto, indica i cosiddetti Neither in Employment, Education and Training, ovvero quella porzione della popolazione giovanile compresa tra i 15 e i 29 anni che dichiara di non frequentare alcun corso di formazione, di non essere iscritto ad alcun percorso formale di istruzione e contemporaneamente di essere priva di un impiego.

 

 

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