Raffaele Morese
Accetto scommesse su come sarà utilizzato l'accordo sul salario di produttività, al quale manca la firma della CGIL. Io sono certo che gli accordi che verranno fatti a questo titolo nelle aziende avranno la firma dei rappresentanti della CGIL, sia nazionali che locali, che di fabbrica. Non vedo ragione perchè si debbano tirare indietro da una discussione che ha per oggetto la produttività del lavoro - che ovviamente è questione da maneggiare con cura - ma che, una volta realizzata, può provocare un aumento del salario reale, spesso significativo, data la bassa tassazione fiscale ipotizzata dalla vicina legge di stabilità, per i prossimi tre anni.
La mia non è una lettura nella palla di vetro. Nei due anni passati, l'incentivo fiscale previsto è stato utilizzato tutto e nel 2011 è stato anche superato. Non ci sono notizie di accordi separati al riguardo, salvo qualche mosca bianca e naturalmente la nebulosa Fiat. Per il futuro, le prospettive di uscita dalla crisi sono ancora fragili, ma le probabilità che le imprese osino investire di più, attrezzarsi di più in vista di una ripresa dei consumi, riorganizzarsi per meglio raggiungere i mercati più lontani sono certamente maggiori che in passato. Tutto ciò, implicherà crescita della produttività e quindi intese nelm solco dell'accordo del 21 novembre.
Semmai sarà interessante verificare se i sindacati riusciranno ad utilizzare appieno quell'accordo, cercando di far coesistere più produttività con più occupazione o si accontenteranno di tutelare al meglio i "padri". C'è il rischio che i "figli" non vedano in quest'accordo niente che possa interessare loro. Ma tutto dipende dalla sua gestione. Se resterà lettera morta il riferimento alla prospettiva di metà pensione e metà lavoro per i più anziani, se non avrà seguito la previsione di considerare la ripartizione del lavoro che c'è come elemento della produttività, il pessimismo avrebbe buon mercato. C'è da augurarsi, invece, che le cose vadano nella direzione di una maggiore diffusione della logica della solidarietà, da far coesistere con quella economicistica.
La CGIL non può correre l'alea di non firmare a Roma e di firmare in periferia. Non sarebbe serio, né auspicabile che ciò accada. Quanto ha chiesto, in finale di trattativa, è legittimo, sia che si tratti della detassazione della tredicesima che del ruolo contrattuale della FIOM. Ma questo vale l'autoesclusione dall'intesa sul salario di produttività?